La poesia è il salvagente cui mi aggrappo quando tutto sembra svanire.
Quando il mio cuore gronda per lo strazio delle parole che feriscono, dei silenzi che trascinano verso il precipizio.
Quando sono diventato così impenetrabile che neanche l'aria riesce a passare.
( Khalil Gibran )
Se puoi vedere distrutto il lavoro di
tutta la tua vita e senza dire una parola ricominciare.
Se puoi perdere i guadagni di cento
partite senza un gesto e senza un sospiro di rammarico.
Se puoi essere un amante
perfetto senza che l’amore ti renda pazzo,
Se puoi essere forte senza cessare di
essere tenero e sentendoti odiato non odiare, pure lottando e
difendendoti.
Se tu sai meditare, osservare,
conoscere, senza essere uno scettico o un demolitore, sognare senza
che il sogno diventi il tuo padrone,
pensare senza essere soltanto un
pensatore, se puoi essere sempre coraggioso e mai imprudente.
Se tu sai essere buono e
saggio senza diventare ne moralista, ne pedante.
Se puoi incontrare il Trionfo e la
Disfatta e ricevere i due mentitori con fronte eguale.
Se puoi conservare il tuo coraggio e il
tuo sangue freddo quando tutti lo perdono.
Allora i Re, gli Dei, la Fortuna e la
Vittoria saranno per sempre tuoi sommessi schiavi e, ciò che vale
meglio dei Re e della Gloria.
Tu sarai un uomo.
( Rudyard Kipling )
Io
pronuncio il tuo nome
Io pronuncio il tuo nome nelle
notti oscure,
quando giungono gli astri a bere nella luna, e dormono i rami delle fronde occulte.
Ed io mi sento vuoto di passione e di musica.
Folle orologio che canta antiche ore defunte.
quando giungono gli astri a bere nella luna, e dormono i rami delle fronde occulte.
Ed io mi sento vuoto di passione e di musica.
Folle orologio che canta antiche ore defunte.
Io pronuncio il tuo nome in questa
notte oscura, e il tuo nome mi suona più lontano che mai.
Più lontano di tutte le stelle e
più dolente della mite pioggia.
Ti amerò come allora, qualche
volta? Che colpa ha commesso il mio cuore?
Se la nebbia si scioglie quale nuova passione mi aspetta?
Sarà tranquilla e pura? Se potessi sfogliare con le dita la luna!!
Se la nebbia si scioglie quale nuova passione mi aspetta?
Sarà tranquilla e pura? Se potessi sfogliare con le dita la luna!!
( Federico García Lorca )
La
cosa più ingiusta nella vita
La cosa più ingiusta della vita
è il modo in cui finisce.
Voglio dire, la vita è dura e impiega
la maggior parte del nostro tempo …
Cosa ottieni alla fine? La morte Che
significa! Che cos’è la morte? Una specie di bonus per aver vissuto?
Credo che il ciclo vitale dovrebbe
essere del tutto rovesciato.
Bisognerebbe iniziare morendo, cosi ci
si leva subito il pensiero. Poi in uno ospizio dal quale si viene buttati fuori
perché troppo giovani.
Ti danno una gratifica e quindi cominci
a lavorare a quarant’anni fino a che sarai sufficientemente giovane per goderti
la pensione.
Seguono, feste, alcool, erba ed il
liceo.
Finalmente cominciano le elementari,
diventi bambino,giochi e non hai responsabilità, diventi un neonato, ritorni nel
ventre di tua madre, passi i tuoi ultimi nove mesi galleggiando e finisce il
tutto con un bell’orgasmo!
( Woody Allen )
Istanti
Se io potessi vivere un’altra volta la
mia vita nella prossima cercherei di fare più errori, non cercherei
di essere tanto perfetto, mi negherei di più, sarei meno serio di
quanto sono stato, difatti prenderei pochissime cose sul serio.
Sarei meno igienico, correrei più
rischi, farei più viaggi, guarderei più tramonti, salirei più
montagne, nuoterei più fiumi, andrei in posti dove mai sono
andato, mangerei più gelati e meno fave, avrei più problemi reali e meno
immaginari.
Io sono stato una di quelle persone che
ha vissuto sensatamente e precisamente ogni minuto della sua
vita; certo che ho avuto momenti di gioia ma se potessi tornare
indietro cercherei di avere soltanto buoni momenti.
Nel caso non lo sappiate, di quello è
fatta la vita, solo di momenti, non ti perdere l’oggi.
Io ero uno di quelli che mai andava in
nessun posto senza un termometro, una borsa d’acqua calda, un ombrello e
un paracadute; se potessi vivere di nuovo comincerei ad andare scalzo
all’inizio della primavera e continuerei così fino alla fine dell’autunno.
Farei più giri nella
carrozzella, guarderei più albe e giocherei di più con i bambini, se
avessi un’altra volta la vita davanti.
Ma guardate, ho 85 anni e so che sto
morendo.
( Jorge Luis Borges )
Ode
alla vita
Lentamente muore chi diventa schiavo
dell’abitudine, ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi, chi non
cambia la marcia, chi non rischia e cambia colore dei vestiti, chi
non parla a chi non conosce.
Muore lentamente chi evita una passione, chi
preferisce il nero su bianco e i puntini sulle “i” piuttosto che un
insieme di emozioni, proprio quelle che fanno brillare gli occhi, quelle
che fanno di uno sbadiglio un sorriso, quelle che fanno battere il
cuore davanti all’errore e ai sentimenti.
Lentamente muore chi non capovolge il
tavolo, chi e’ infelice sul lavoro, chi non rischia la certezza per
l’incertezza per inseguire un sogno, chi non si permette almeno una volta
nella vita di fuggire ai consigli sensati.
Lentamente muore chi non viaggia, chi
non legge, chi non ascolta musica, chi non trova grazia in se stesso.
Muore lentamente chi distrugge l’amor
proprio, chi non si lascia aiutare; chi passa i giorni a lamentarsi della
propria sfortuna o della pioggia incessante.
Lentamente muore chi abbandona un
progetto prima di iniziarlo, chi non fa domande sugli argomenti che non
conosce, chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.
Evitiamo la morte a piccole dosi,
ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga
maggiore del semplice fatto di respirare.
Soltanto l’ardente pazienza porterà al
raggiungimento di una splendida felicità.
( Martha Medeiros )
Le
cose che ho imparato nella vita
Ecco alcune delle cose
che ho imparato nella vita:
Che
non importa quanto sia buona una persona, ogni tanto ti ferirà, e per
questo, bisognerà che tu la perdoni.
Che
ci vogliono anni per costruire la fiducia e solo pochi secondi
per distruggerla.
Che
non dobbiamo cambiare amici, se comprendiamo che gli amici cambiano.
Che
le circostanze e l’ambiente hanno influenza su di noi, ma noi
siamo responsabili di noi stessi.
Che,
o sarai tu a controllare i tuoi atti,o essi controlleranno te.
Ho
imparato che gli eroi sono persone che hanno fatto ciò che
era necessario fare, affrontandone le conseguenze.
Che
la pazienza richiede molta pratica.
Che
ci sono persone che ci amano, ma che semplicemente non sanno
come dimostrarlo.
Che
a volte, la persona che tu pensi ti sferrerà il colpo mortale
quando cadrai, è invece una di quelle poche che ti aiuteranno a
rialzarti.
Che
solo perché qualcuno non ti ama come tu vorresti, non significa
che non ti ami con tutto se stesso.
Che
non si deve mai dire a un bambino che i sogni
sono sciocchezze:sarebbe una tragedia se lo credesse.
Che
non sempre è sufficiente essere perdonato da qualcuno. Nella
maggior parte dei casi sei tu a dover perdonare te stesso.
Che
non importa in quanti pezzi il tuo cuore si è spezzato; il mondo
non si ferma, aspettando che tu lo ripari.
Forse
Dio vuole che incontriamo un po’ di gente sbagliata prima
di incontrare quella giusta, così quando finalmente la incontriamo,
sapremo come essere riconoscenti per quel regalo.
Quando
la porta della felicità si chiude, un’altra si apre, ma tante volte
guardiamo così a lungo a quella chiusa, che non vediamo quella che
è stata aperta per noi.
La
miglior specie d’amico è quel tipo con cui puoi stare seduto in
un portico e camminarci insieme, senza dire una parola, e quando vai
via senti che è come se fosse stata la miglior conversazione mai
avuta.
È
vero che non conosciamo ciò che abbiamo prima di perderlo, ma è
anche vero che non sappiamo ciò che ci è mancato prima che arrivi.
Ci
vuole solo un minuto per offendere qualcuno, un’ora per piacergli, e
un giorno per amarlo, ma ci vuole una vita per dimenticarlo.
Non
cercare le apparenze, possono ingannare.
Non
cercare la salute, anche quella può affievolirsi.
Cerca
qualcuno che ti faccia sorridere perché ci vuole solo un sorriso per
far sembrare brillante una giornataccia.
Trova
quello che fa sorridere il tuo cuore.
Ci
sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto
che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni per abbracciarlo
davvero!
Sogna
ciò che ti va; vai dove vuoi; sii ciò che vuoi essere, perché
hai solo una vita e una possibilità di fare le cose che vuoi fare.
Puoi
avere abbastanza felicità da renderti dolce, difficoltà a sufficienza
da renderti forte, dolore abbastanza da renderti umano, speranza
sufficiente a renderti felice.
Mettiti
sempre nei panni degli altri. Se ti senti stretto,
probabilmente anche loro si sentono così.
Le
più felici delle persone, non necessariamente hanno il meglio di
ogni cosa; soltanto traggono il meglio da ogni cosa che capita sul
loro cammino.
L’amore
comincia con un sorriso, cresce con un bacio e finisce con un the.
Il
miglior futuro è basato sul passato dimenticato, non puoi andare
bene nella vita prima di lasciare andare i tuoi fallimenti passati e
tuoi dolori.
Quando
sei nato, stavi piangendo e tutti intorno a te sorridevano.Vivi
la tua vita in modo che quando morirai, tu sia l’unico che sorride e
ognuno intorno a te piange.
( Paulo Coelho )
U
mumentu
Non è ‘u mumentu ‘i fari confusioni,
danni l’esempiu , leva l’occasioni.
Non è ‘u mumentu di ittari bbuci, lassa
li nevvi e facemu paci.
Non è ‘u mumentu di ridiri e
schirzari, pensici dopu chi ora aiu cuffari.
Non è ‘u mumentu, lassala ddà cosa, t’àpigghi
dopu, tantu n’avi a’ iosa!
Ma quantu tempo dura ‘stu mumentu?
Fari e non fari, dari e pigghiari,
essiri e aviri: pi tutti ‘sti tri cosi ci voli sentimentu!
Chi è ‘stu sentimentu? Chi fai, parri
d’amuri?
No, stai a sentiri a mia, dammi n’tisa
n’u mumentu: ‘u giru di la vita nun si femma un minutu, anni, misi,
iorna … quantu tempo pirdutu!
A fari chi cumpari ? … Anzi a non fari
?
…cunzari liti, cumminari m’brogghi,
cuttigghiari prima e mummuriari dopu, pinsari sempri all’autri e no’ ‘e
nostri ravugghi.
N’ta tuttu ‘stu cuffari lu calendariu
scurri e ’u ruloggiu gira, cchiù lu tempu passa e cchiù ‘a sirata scura.
‘U tempu nun da scampu e quannu arrivi
a la firmata la vita pari un lampu! ‘A botola si apri , si stuta la
cannila, nun poi tunnari arreti…e lu cicchiu si chiudi!
Perciò caru cumpari, gudemunni la vita
mumentu pì mumentu: famigghi, figghi, cumpagni, soru e frati, liggiti ‘sta
puisia, non vi’nnincaricati,
paroli , chiacchiri e puisii
lassamuli a pueti , gionnalisti e avvucati !
( Lillo 100rrino )
The
big Kahuna (monologo)
Goditi potere e bellezza della tua
gioventù. Non ci pensare.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa’ una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!
Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perdere tempo con l’invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro. La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa…
Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti-conto.
Rilassati!
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant’anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse, come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo, usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente. E’ il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla, anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza: ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Il potere di bellezza e gioventù lo capirai solo una volta appassite.
Ma credimi tra vent’anni guarderai quelle tue vecchie foto in un modo che non puoi immaginare adesso.
Quante possibilità avevi di fronte e che aspetto magnifico avevi!
Non eri per niente grasso come ti sembrava.
Non preoccuparti del futuro.
Oppure preoccupati ma sapendo che questo ti aiuta quanto masticare un chewing-gum per risolvere un’equazione algebrica.
I veri problemi della vita saranno sicuramente cose che non ti erano mai passate per la mente, di quelle che ti pigliano di sorpresa alle quattro di un pigro martedì pomeriggio.
Fa’ una cosa ogni giorno che sei spaventato: canta!
Non essere crudele col cuore degli altri.
Non tollerare la gente che è crudele col tuo.
Lavati i denti.
Non perdere tempo con l’invidia: a volte sei in testa, a volte resti indietro. La corsa è lunga e, alla fine, è solo con te stesso.
Ricorda i complimenti che ricevi, scordati gli insulti. Se ci riesci veramente, dimmi come si fa…
Conserva tutte le vecchie lettere d’amore, butta i vecchi estratti-conto.
Rilassati!
Non sentirti in colpa se non sai cosa vuoi fare della tua vita.
Le persone più interessanti che conosco a ventidue anni non sapevano che fare della loro vita. I quarantenni più interessanti che conosco ancora non lo sanno.
Prendi molto calcio.
Sii gentile con le tue ginocchia, quando saranno partite ti mancheranno.
Forse ti sposerai o forse no.
Forse avrai figli o forse no.
Forse divorzierai a quarant’anni.
Forse ballerai con lei al settantacinquesimo anniversario di matrimonio.
Comunque vada, non congratularti troppo con te stesso,
ma non rimproverarti neanche: le tue scelte sono scommesse, come quelle di chiunque altro.
Goditi il tuo corpo, usalo in tutti i modi che puoi, senza paura e senza temere quel che pensa la gente. E’ il più grande strumento che potrai mai avere.
Balla, anche se il solo posto che hai per farlo è il tuo soggiorno.
Leggi le istruzioni, anche se poi non le seguirai.
Non leggere le riviste di bellezza: ti faranno solo sentire orrendo.
Cerca di conoscere i tuoi genitori, non puoi sapere quando se ne andranno per sempre.
Tratta bene i tuoi fratelli, sono il
miglior legame con il passato e quelli che più probabilmente avranno cura di te
in futuro.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono, ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita, perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant’anni, sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Renditi conto che gli amici vanno e vengono, ma alcuni, i più preziosi, rimarranno.
Datti da fare per colmare le distanze geografiche e gli stili di vita, perché più diventi vecchio, più hai bisogno delle persone che conoscevi da giovane.
Vivi a New York per un po’, ma lasciala prima che ti indurisca.
Vivi anche in California per un po’, ma lasciala prima che ti rammollisca.
Non fare pasticci con i capelli: se no, quando avrai quarant’anni, sembreranno di un ottantacinquenne.
Sii cauto nell’accettare consigli, ma sii paziente con chi li dispensa.
I consigli sono una forma di nostalgia.
Dispensarli è un modo di ripescare il passato dal dimenticatoio, ripulirlo, passare la vernice sulle parti più brutte e riciclarlo per più di quel che valga.
Ma accetta il consiglio… per questa
volta.
Inno
all’amore
Se parlassi le lingue degli uomini e
anche quelle degli angeli, ma non avessi l’amore, sarei come un bronzo che
risuona o un cembalo che tintinna.
E se anche avessi il dono della
profezia e conoscessi tutti i misteri, se possedessi tutta la scienza e una
fede così forte da trasportare le montagne, ma non avessi l’amore, non sarei
nulla.
E se anche distribuissi tutti i miei
averi ai poveri e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi l’amore,
non mi servirebbe a nulla.
L’amore è paziente e generoso.
L’amore non è invidioso, non si vanta,
non si gonfia d’orgoglio.
L’amore è rispettoso, non cerca il
proprio interesse, non cede alla collera, dimentica i torti.
L’amore non gode dell’ingiustizia, la
verità è il suo fine e la sua gioia.
L’amore tutto scusa, di tutti ha
fiducia, tutto sopporta, mai perde la speranza.
L’amore non avrà mai fine.
Le profezie scompariranno; il dono
delle lingue cesserà e la scienza svanirà.
La scienza è imperfetta, la profezia
limitata, ma verrà ciò che è perfetto ed esse scompariranno.
Tre sole cose dunque rimangono: la
fede, la speranza e l’amore.
Ma più grande di tutte è l’amore.
( Paolo di Tarso )
La
marionetta
Se per un istante Dio si dimenticherà
che sono una marionetta di stoffa e mi regalerà un pezzo di vita, probabilmente
non direi tutto quello che penso, ma in definitiva penserei tutto quello che
dico. Darei valore alle cose non per quello che valgono ma per quello che
significano.
Dormirei poco, sognerei di più, andrei
quando gli altri si fermano, starei sveglio quando gli altri dormono,
ascolterei quando gli altri parlano e come gusterei un buon gelato al
cioccolato.
Se Dio mi regalasse un pezzo di vita,
vestirei semplicemente, mi sdraierei al sole lasciando scoperto non solamente
il mio corpo ma anche la mia anima.
Dio mio, se io avessi un cuore,
scriverei il mio odio sul ghiaccio e aspetterei che si sciogliesse al sole.
Dipingerei con un sogno di Van Gogh
sopra le stelle un poema di Benedetti e una canzone di Serrat sarebbe la
serenata che offrirei alla luna.
Irrigherei con le mie lacrime le rose,
per sentire il dolore delle loro spine e il carnoso bacio dei loro petali.
Dio mio, se io avessi un pezzo di vita
non lascerei passare un solo giorno senza dire alla gente che amo, che la amo.
Convincerei tutti gli uomini e le donne
che sono i miei favoriti e vivrei innamorato dell’amore.
Agli uomini proverei quanto sbagliano
al pensare che smettono di innamorarsi quando invecchiano, senza sapere che
invecchiano quando smettono di innamorarsi.
A un bambino gli darei le ali, ma
lascerei che imparasse a volare da solo.
Agli anziani insegnerei che la morte
non arriva con la vecchiaia ma con la dimenticanza.
Tante cose ho imparato da voi, gli
uomini.
Ho imparato che tutto il mondo ama
vivere sulla cima della montagna, senza sapere che la vera felicità sta nel
risalire la scarpata.
Ho imparato che quando un neonato
stringe con il suo piccolo pugno, per la prima volta, il dito di suo padre, lo
tiene stretto per sempre.
Ho imparato che un uomo ha il diritto
di guardarne un altro dall’alto al basso solamente quando deve aiutarlo ad
alzarsi.
Sono tante le cose che ho potuto
imparare da voi, ma realmente non mi serviranno a molto perché quando mi
metteranno dentro quella valigia, infelicemente starò morendo.
( Gabriel García Márquez )
Lisbon
revisited
Nulla mi lega a nulla.
Voglio cinquanta cose allo stesso tempo.
Bramo con un’angoscia di fame di carne quel che non so cosa sia – definitamente l’indefinito…
Dormo irrequieto e vivo in un irrequieto sognare di chi dorme irrequieto, mezzo sognando.
Mi hanno chiuso tutte le porte astratte e necessarie,
Hanno abbassato le tende dal di dentro di ogni ipotesi che avrei potuto vedere dalla via.
Non c’è nel vicolo trovato il numero di porta che mi hanno dato.
Mi sono svegliato alla stessa vita a cui mi ero addormentato.
Perfino i miei eserciti sognati sono stati sconfitti.
Perfino i miei sogni si sono sentiti falsi nell’essere sognati.
Perfino la vita solo desiderata mi stanca; perfino questa vita…
Comprendo a intervalli sconnessi, scrivo a intervalli di stanchezza, e perfino un tedio del tedio mi getta sulla spiaggia.
Non so quale destino o futuro compete alla mia angoscia disalberata, non so quali isole del Sud impossibile mi aspettano naufrago, o quali palmeti di letteratura mi daranno almeno un verso.
No, non so né questo né altro né niente…
E in fondo al mio spirito, dove sogno quel che sognai nelle estreme pianure dell’anima, ove ricordo senza motivo (il passato è una nebbia naturale di lacrime false), nelle strade, nei sentieri di remote foreste ove ho supposto il mio essere, fuggono in rotta, ultimi resti dell’illusione finale, i miei sognati eserciti, sconfitti senza essere esistiti, le mie coorti ancora da esistere, sgominate in Dio.
Voglio cinquanta cose allo stesso tempo.
Bramo con un’angoscia di fame di carne quel che non so cosa sia – definitamente l’indefinito…
Dormo irrequieto e vivo in un irrequieto sognare di chi dorme irrequieto, mezzo sognando.
Mi hanno chiuso tutte le porte astratte e necessarie,
Hanno abbassato le tende dal di dentro di ogni ipotesi che avrei potuto vedere dalla via.
Non c’è nel vicolo trovato il numero di porta che mi hanno dato.
Mi sono svegliato alla stessa vita a cui mi ero addormentato.
Perfino i miei eserciti sognati sono stati sconfitti.
Perfino i miei sogni si sono sentiti falsi nell’essere sognati.
Perfino la vita solo desiderata mi stanca; perfino questa vita…
Comprendo a intervalli sconnessi, scrivo a intervalli di stanchezza, e perfino un tedio del tedio mi getta sulla spiaggia.
Non so quale destino o futuro compete alla mia angoscia disalberata, non so quali isole del Sud impossibile mi aspettano naufrago, o quali palmeti di letteratura mi daranno almeno un verso.
No, non so né questo né altro né niente…
E in fondo al mio spirito, dove sogno quel che sognai nelle estreme pianure dell’anima, ove ricordo senza motivo (il passato è una nebbia naturale di lacrime false), nelle strade, nei sentieri di remote foreste ove ho supposto il mio essere, fuggono in rotta, ultimi resti dell’illusione finale, i miei sognati eserciti, sconfitti senza essere esistiti, le mie coorti ancora da esistere, sgominate in Dio.
( Fernando Pessoa )
Stanchezza
Quello che c’è in me è soprattutto
stanchezza non di questo o di quello e neppure di tutto o di niente:
stanchezza semplicemente, in sé, stanchezza.
La sottigliezza delle sensazioni
inutili, le violente passioni per nulla, gli amori intensi per ciò che si
suppone in qualcuno, tutte queste cose – queste e ciò che manca in esse
eternamente – tutto ciò produce stanchezza, questa stanchezza, stanchezza.
C’è senza dubbio chi ama l’infinito,
c’è senza dubbio chi desidera l’impossibile, c’è senza dubbio chi non vuole
niente – tre tipi di idealisti, e io nessuno di questi: perché io amo
infinitamente il finito, perché io desidero impossibilmente il possibile,
perché voglio tutto, o ancora di più, se può essere, o anche se non può essere…
E il risultato?
Per loro la vita vissuta o sognata, per
loro il sogno sognato o vissuto, per loro la media fra tutto e niente, cioè la
vita…
Per me solo una grande, una profonda,
e, ah, con quale felicità, infeconda stanchezza, una supremissima stanchezza,
issima, issima, issima, stanchezza…
( Fernando Pessoa )
La
storia delle onde
Farò della mia anima uno scrigno per la
tua anima, del mio cuore una dimora per la tua bellezza, del mio petto un
sepolcro per le tue pene.
Ti amerò come le praterie amano la
primavera, e vivrò in te la vita di un fiore sotto i raggi del sole.
Canterò il tuo nome come la valle canta
l’eco delle campane; ascolterò il linguaggio della tua anima come la spiaggia
ascolta la storia delle onde.
( Kahlil Gibran )
Il
piacere
Il piacere è un canto di libertà è la
fioritura di tutti i desideri, è una profondità che invoca un’altezza, è lo
spazio infinito che ha radici nel cuore della terra.
Il piacere è il raccolto di
un’estate, il silenzio della notte che fa di una lucciola una stella, è la
fiamma e il vento, è l’arpa che vibra nell’anima, musica dolce e suoni confusi.
Il piacere, è un tesoro con mani
tremanti, è una necessità e un’estasi, è un messaggero d’amore, è una sorgente
di vita.
( Kahlil Gibran )
L’amicizia
Il vostro amico è il vostro bisogno
saziato.
È il campo che seminate con amore e
mietete con riconoscenza.
È la vostra mensa e il vostro focolare.
Poiché, affamati, vi rifugiate in lui e
lo ricercate per la vostra pace.
Quando l’amico vi confida il suo
pensiero non negategli la vostra approvazione, né abbiate paura di
contraddirlo.
E quando tace, il vostro cuore non
smetta di ascoltare il suo cuore:
Nell’amicizia ogni pensiero, ogni
desiderio, ogni attesa nasce in silenzio e viene condiviso con inesprimibile
gioia.
Quando vi separate dall’amico non
rattristatevi:
La sua assenza può chiarirvi ciò che in
lui più amate, come allo scalatore la montagna è più chiara della pianura.
E non vi sia nell’amicizia altro scopo
che l’approfondimento dello spirito.
Poiché l’amore che non cerca in tutti i
modi lo schiudersi del proprio mistero non è amore ma una rete lanciata in
avanti e che afferra solo ciò che è vano.
E il meglio di voi sia per l’amico
vostro.
Se lui dovrà conoscere il riflusso
della vostra marea, fate che ne conosca anche la piena.
Quale amico è il vostro, per cercarlo
nelle ore di morte?
Cercatelo sempre nelle ore di vita.
Poiché lui può colmare ogni vostro
bisogno, ma non il vostro vuoto.
E condividete i piaceri sorridendo
nella dolcezza dell’amicizia.
Poiché nella rugiada delle piccole cose
il cuore ritrova il suo mattino e si ristora.
( Kahlil Gibran )
Dell’amore
Quando l’amore vi chiama seguitelo,
anche se le sue vie sono ardue e ripide e quando le sue ali vi avvolgeranno,
abbandonatevi a lui anche se la sua lama, celata fra le sue penne, vi può
ferire e quando vi parla, credetegli anche se la sua voce può mandare in
frantumi i vostri sogni come il vento del nord devasta il vostro giardino,
poiché come l’amore vi incorona, così vi crocifigge e come vi matura, così vi
poterà e come ascende alla vostra cima e accarezza i rami più teneri che
fremono al cospetto del sole, così scenderà alle vostre radici, le
scuoterà dove si aggrappano con più forza alla terra.
Come covoni di grano vi accoglierà in
sé, vi batterà finché non sarete spogli, vi passerà al setaccio per liberarvi
della pula, vi macinerà fino all’estrema bianchezza, vi impasterà finché non
siate cedevoli alle mani e vi consegnerà al suo sacro fuoco per diventare
il sacro pane nei conviti dell’eccelso.
In voi tutto questo l’amore compirà
affinché capiate i segreti del vostro cuore, e in quella conoscenza
possiate divenire frammenti del cuore della vita, ma se avrete timore e
ricercherete soltanto la pace e il piacere dell’amore, allora sarebbe meglio
che copriste la vostre nudità e oltrepassaste l’aia dell’amore nel mondo senza
stagioni dove potrete ridere, ma non tutto, il vostro riso, e piangere, ma non
tutte le vostre lacrime.
L’amore non dona che sé stesso e nulla
prende se non da sé stesso, l’amore non possiede né vuole essere posseduto,
poiché l’ amore basta all’amore.
Quando amate non dovreste dire “Ho Dio
nel cuore” ma piuttosto “Io sono nel cuore di Dio”.
E non crediate di indirizzare il
cammino dell’amore poiché sarà l’amore, se vi riterrà degni, a condurvi.
L’amore non desidera che il proprio
compimento.
Ma se amate e ardete di desideri, siano
questi i vostri desideri: Sciogliersi e farsi simili a un ruscello che
scorre e intoni alla notte la sua melodia, conoscere la pena della troppa
tenerezza, essere feriti dal vostro intendere l’amore e sanguinare
volentieri e con gioia, svegliarsi all’alba con cuore alato e rendere grazie
per un altro giorno d’amore, riposare nell’ora del meriggio e meditare
sull’estasi d’amore, rientrare a casa la sera colmi di gratitudine e
addormentarsi con una preghiera sull’amato nel cuore e un canto di lode
sulle labbra.
( Kahlil Gibran )
Angeli
o demoni
Siamo noi i figli degli antichi mostri
e dei giganti delle epoche passate?
Siamo noi eroi possenti o solo piccole
persone di sempre?
A noi appartiene il mondo e la realtà,
noi ne siamo i padroni…
Oppure siamo solo schiavi ribelli
sempre in lotta alla ricerca di qualcosa?
Vediamo lontano ma siamo ciechi,
sentiamo tutto ma siamo sordi…
Siamo noi angeli caduti e immemori,
oppure siamo demoni tristi battuti ma non rassegnati?
Siamo noi messaggeri che non ricordano
quale sia il messaggio e quale la sua destinazione?
Amiamo e odiamo con forza e passione
oppure restiamo immobili per tutta la vita ottenebrati dall’orrore della
rivelazione?
Forgiamo da soli il nostro fato, oppure
crediamo in superiori forze che ci obbligano ad un triste destino?
Siamo noi esseri immortali, ignari
della nostra natura e imprigionati in una materia dolorosa e mortale?
Siamo noi gemme splendenti ma sporche
di fango…
Siamo noi stelle cadenti ma che
brillano intense…
Siamo noi capaci di gelido fuoco,
Siamo noi capaci di malvagità,
Siamo noi capaci di bontà.
Siamo noi Angeli o Demoni…
Ma dove sta la verità?
( Vallant Langosco )
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