lunedì 3 marzo 2014

Cercasi sugghiu disperatamente

Ogni popolo che si rispetti basa la sua cultura sulle tradizioni, e in ogni storia delle tradizioni c’è sempre un intero capitolo dedicato a miti e leggende, a volte semirealistiche altre volte esageratamente fantasiose e colorite.
La leggenda del “Sugghiu” fa parte di quelle che a gran voce reclama un suo posto nell’Olimpo delle Minchiate Popolari D.O.C.
Così fra Unicorni, Yeti, Chupacabras, Bigfoot, Mostri di Loch Ness, Lupi mannari e chi più ne ha più ne metta, anche noi Siciliani diamo il nostro piccolo contributo proponendo il nostro mitologico sugghiu, ovvio è che come in ogni leggenda che si rispetti anche in questa le origini si celano dietro una fitta coltre di mistero, ignoriamo dunque se sia una creatura aliena scesa sulla terra per cacciare o peggio ancora sia stata stupidamente dimenticata qui da una qualche navicella spaziale, potrebbe pure trattarsi benissimo di un non meglio identificato animale preistorico che ha seguito un suo ciclo evolutivo atipico e indipendente per arrivare a noi nella sua forma attuale magari dopo millenni di letargo, tutto quello che sappiamo lo dobbiamo solo alle lectio magistralis che l’avvistatore di turno di volta in volta elargisce pazientemente ai comuni mortali.

Le prime apparizioni si perdono nel tempo ma non nello spazio, da quel che risulta pare infatti che il luogo di origine sia stato Torre Archirafi, uno splendido borghetto marinaro a sud di Riposto, per poi diffondersi in tutta quella fascia costiera che va dalla foce dell’Alcantara sino alla Timpa di Acireale.
La descrizione fisica di sicuro fa accapponare la pelle; 1,5 mt. di lunghezza massima per 30/40 cm. di diametro (ma anche 50/60 se chi descrive non si sa limitare), ricorda molto il gongilo (Chalcides ocellatus) (Tiraciatu…) con identica silhouette e andatura sgraziata e serpeggiante, la livrea bruno olivastra atta più al mimetismo che alla segnalazione conferma che vive prevalentemente fra la fitta vegetazione di acquitrini e paludi, la testa piccola e tozza ha tratti somatici umani ma con piccoli occhi scuri e una dentatura che ricorda quella della murena, un vistoso ciuffo di peli sulla nuca a mo’ di criniera completano il quadro.

Il suo verso comunque non ricorda niente di terrestre, una sorta di lamento, un acuto stridolio più che un sibilo. Si nutre di tutto quello che gli capita a tiro; un coniglio, un essere umano o il vostro amato frigo portatile per lui non fanno nessuna differenza, e complimenti per il metabolismo !!

Conosco personalmente diversi contadini che giurano di averlo incontrato ed essersi miracolosamente e rocambolescamente riusciti a salvare e più di un cacciatore con la mira da premio Nobel che pur scaricandogli addosso l’intero caricatore non è riuscito ad ucciderlo, ora mi chiedo… se l’intera umanità rischia l’estinzione grazie a questa creatura infernale, cosa aspettano ancora le istituzioni a mobilitare l’esercito?

E cosa aspettiamo ancora noi ad assoldare un San Giorgio qualunque ??

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